Il dieci aprile, prima di rientrare in Francia, avevo visitato Cittanova, un piccolo centro ai piedi dell’Aspromonte, nella Piana di Gioia Tauro.
Ero arrivato verso le quattro, prendendo la strada provinciale uno, rara nelle proprie bellezze.
E' una strada, che in soli cinquantacinque chilometri, passa dal mar Tirreno, al mar Ionio, tagliando immensi boschi d'ulivi secolari della piana, s' inerpica sull'appennino, attraversando le belle foreste dello Zomaro, lo storico borgo di Gerace, fino a concludersi nella greca Locri e nel blu del suo mare.
Quanta bellezza e ricchezza in cosi pochi chilometri!
Una volta arrivato a Cittanova, avevo lasciato la macchina sul Viale Matteotti da dove in lontananza, intravedevo i bei campanili a torre quadrata della Chiesa del Rosario.
Il Santuario, diverse volte ristrutturato, risale al 1820 in sostituzione di una piccola Chiesa distrutta nel tragico terremoto del 1783 che cambiò per sempre la fisionomia di questo lato della Calabria.
Tanti vicoli arrivavano alla Chiesa, ne avevo scelto uno e l'avevo percorso, non smettendo di meravigliarmi per la sua bellezza. A tratti abbandonato, era fatto di palazzi nobili e case vecchie, dove piante spontanee crescevano tra le mura, aggrappandosi alle ringhiere e cadendo giù dalle lamiere dei tetti diroccati, lasciando intravedere, la bella Chiesa del Rosario.
In quel momento, c'era poca gente per strada, i soli passanti che incontravo, erano delle donne col velo, circondate da tanti bambini; immigrati, che a Cittanova come a Taurianova, vivevano il centro storico.
Tornai con la mente al 2016, quando con stupore girando a Taurianova, trovai la porta della Chiesa dell'Immacolata aperta e non per celebrare una messa cattolica, ma per accogliere i fedeli di rito ortodosso. Si era formata nel centro del paese, una piccola comunità rumena e questo fenomeno, oltre che ad un' arricchimento degli scaffali delle botteghe, di prodotti alimentari rumeni, aveva portato all' apertura della Chiesa dell' Immacolata, da tempo inattiva, se non aperta per celebrare qualche funerale.
A Cittanova però, quel giorno, avevo trovato la porta del santuario chiusa, ma ne approfittai comunque per fare qualche disegno, provando anche a trasferire su carta, i colori sbiaditi di un edificio diroccato.

Pensavo all'inglese Edward Lear, che Cittanova l'aveva raccontata e disegnata nel 1847, e di Cittanova cosi scriveva: Il pomeriggio è passato girando attorno a Casalnuovo per ottenere delle vedute caratteristiche della sua posizione e della grande pianura dov'è situato. Ciò non è facile; studi di alti ed eleganti oliveti, e ricchi sfondi alla maniera di Claude, sono innumerevoli, ma la scelta fra queste scene é difficile. (Diario di un viaggio a piedi nella provincia di Reggio Calabria e la sua provincia).
Dopo dieci minuti, mi ero avviato verso la seconda Chiesa che raggiunsi percorrendo Via Domenico Muratori.
L'impianto urbanistico del centro storico di Cittanova, promette al visitatore delle belle vedute, e una delle sue caratteristiche sono gli alti campanili della Chiesa del Rosario e della Chiesa Matrice, che giocano ad apparire e sparire, a sovrapporsi e ad affiancarsi, creando giochi di prospettive pittoresche in funzione del vicolo e del percorso scelto.
Osservavo i bei campanili, profittando dell'aria fresca che soffiava dallo Zomaro, peccato però che la bella quiete rurale, era disturbata dalle macchine che costringevano me e gli altri pedoni, ad addossarsi contro i muri del vicolo per non farsi travolgere.
Arrivavo nella piazza della Chiesa Matrice, restando stupito dall'ordine e cura dell'insieme spaziale, Elegante, proporzionato, a schema rettangolare, sui lati lunghi, si affacciavano bei edifici a due o tre piani, nel lato corto, l'eleganza della bianca chiesa ottocentesca, che contrastava con i monti ed il cielo azzurro che le facevano da sfondo.
Mi guardavo attorno e fui incuriosito da una cartolibreria, che in vetrina esponeva dei libri sulla Calabria.
Ero entrato, nella speranza di trovare un libro che mi raccontasse Cittanova, ma non ne avevo trovati. Uscendo, sentì uno dei clienti che rivolgendosi in calabrese al venditore esclamava: peccatu ca non di fannu chiù libri supra Cittanova!
Superata la strada, ero entrato dentro la Chiesa Matrice.
La Chiesa, presentava uno stile ottocentesco neobarocco, e fu costruita subito dopo il terremoto del 1783, l'interno era in stile neoclassico, e fu portata a termine dalla principessa Maria Antonia Grimaldi Serra, figlia della principessa di Gerace Maria Teresa Grimaldi, morta a causa del terremoto e le cui spoglie riposano nella cappella dell'Immacolata, nella Chiesa stessa.
Ero rimasto incuriosito da una scultura che si trovava sulla navata destra accanto all'ingresso.
Era la pietà, raffigurata dal Biangardi nel 1861, mi incurisiva anche il fatto di trovare scritto a caratteri cubitali il costo di tale opera: Statua della Pietà, 1861, Lire 240.000.
Mi sedetti su uno dei banchi della Chiesa, approfittando del silenzio e della solitudine per collegarmi col cellulare ad internet. Cercavo il titolo di qualche libro che mi parlasse di Cittanova.
Uscito dalla Chiesa, mi stavo spostando verso la Chiesa di San Rocco, quando una chiamata di lavoro mi distrasse un pò, proiettandomi già al giorno dopo ed al mio rientro a Parigi.
Decisi allora di rientrare, e mentre la macchina ripercorreva a ritroso la strada provinciale, pensavo già al prossimo viaggio, tra l'unicità dei borghi calabri.
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